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Intervista ad Andrea Danti, presidente di Giuria

 

Motivazione per la scelta del cortometragio vincitore

 

Come specificato in precedenza, in un concorso dove spot e cortissimi gareggiano nella stessa categoria, risulta facile premiare un'opera che ha in se tutte le caratteristiche per essere sia uno spot che un cortometraggio.

Ho visto molte opere, sia qui che in altre manifestazioni. Il livello medio dei filmmakers si è innalzato in maniera esponenziale in questi ultimi anni, forse anche grazie alla facile reperibilità, a prezzi modici in confronto ad un decennio fa, di mezzi per creare ottimi prodotti audiovisivi.

In Chi cerca... non trova ho visto il fulcro di quello che oggi tutti noi possiamo fare.

L'argomento è attuale, e molti cortometraggi in questo ultimo periodo seguono questa piaga sociale che si aggrava giorno dopo giorno. Lungi da me di criticare chi realizza un corto di 10/20/30 minuti, chi spende cifre stellari per dare alla propria opera un look(passatemi il termine) cinematografico, chi si avvale di attori professionisti e non, chi passa mesi a scrivere sceneggiature, ma questa giovane coppia ha 'spaccato di brutto'. Con due personaggi, mezza poltrona ed un foglio di carta, una pseudo rivista di annunci di lavoro, hanno creato un Bignami della crisi del mercato del lavoro che racchiude, in soli 10 secondi, anni di sofferenza. Ripeto, massimo rispetto e massima stima per chiunque abbia il coraggio e la forza di trasmettere emozioni attraverso le proprie opere.

L'idea di questo corto è talmente banale da doversi considerare geniale. Quando guardi un film di Hitchcock, ti perdi in una sceneggiatura che solo un maestro può scrivere, quando guardi Chi cerca... non trova ti trovi subito spiazzato dall'effimera durata, ti parte un sorriso, ma quando pensi al vero significato di quel cenno con la testa del protagonista, capisci che hai appena assistito ad una tragedia che ti è stata presentata sotto forma di amara risata. Dopo tutto questo arrivi a pensare, l'avrei potuto fare anch'io(al contrario del film di Hitchcock). E' questo il punto fondamentale che rende geniale l'opera. Tutti avrebbero potuto concepirla, ma Liberto Savoca e Francesca Rizzato lo hanno fatto davvero, per primi.

Mi sono personalmente divertito a cercare e guardare altre opere di questo inusuale duo di registi. Passano da un corto di 10 secondi a corti di 20 minuti. Ci sono tante pecche nelle loro opere, dettate soprattutto dalla mancanza di mezzi e di attori, mi sembra di capire dai titoli di coda che tutto gira intorno alla famiglia, ma le idee espresse nei cortometraggi sono di grande valore. Non mi stupirei di vederli un domani in un contesto diverso dal circuito del cinema amatoriale.

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